La prima volta che abbiamo parlato in Geografia di Stati Uniti lo abbiamo fatto a Novembre.
Ci siamo permessi di interrompere le lezioni dedicate alle migrazioni per arrivare puntuali ad un appuntamento con la storia.
Perchè lei non aspetta. La Storia. Anche se siamo noi a farla, è lei che imposta la velocità di crociera del nostro essere studenti al passo con i tempi e cittadini del mondo.
RiCominciamo quindi da Novembre, con un brano tratto dal discorso che Barack Obama ha pronunciato poco dopo la sua rielezione a Presidente degli Stati Uniti d'America.
Ecco perché le elezioni contano. Non è cosa da poco, è una cosa grande. È importante. La democrazia in una nazione di 300 milioni di persone può essere rumorosa, caotica e complicata. Ognuno di noi ha la propria opinione. Ognuno ha cose in cui crede profondamente. E quando attraversiamo momenti difficili, quando come paese prendiamo decisioni importanti, questo necessariamente suscita passioni e controversie. Tutto questo non cambierà dopo stanotte. E non deve farlo.
Come l'America elegge il presidente - a cura di Alberto Simoni- La Stampa, 6 novembre 2012 -
Come si elegge il presidente degli Stati Uniti?
L’elezione del presidente non è diretta. I cittadini scelgono, con
metodi stabiliti dai singoli Stati dell’Unione, 538 «grandi elettori»
che vanno a far parte del Collegio Elettorale. Ogni Stato riunisce i
membri del Collegio 41 giorni dopo l’«Election Day» e i loro voti
vengono trasmessi al Senato. Il Congresso all’inizio di gennaio si
riunisce in seduta comune, conta i voti e proclama il presidente. Il
numero 538 è il risultato delle somma di 435 deputati e 100 senatori più
i tre di diritto del District of Columbia, (ovvero la capitale
Washington DC). Per essere presidente bisogna quindi raggiungere quota
270 voti elettorali.
Come sono ripartiti i voti elettorali nei singoli Stati?
Sono ripartiti proporzionalmente in base al numero degli abitanti di
ogni singolo Stato. Quindi quelli più popolosi, come la California, il
Texas, New York e la Florida, hanno più voti elettorali e un peso
maggiore, quelli meno popolosi come New Hampshire o Alaska, hanno
rispettivamente solo quattro e tre voti elettorali.Quali sono gli Stati chiave di queste elezioni?
Sono New Hampshire, Virginia, North Carolina, Florida, Ohio, Pennsylvania, Wisconsin, Iowa, Michigan, Nevada, Colorado. In totale in palio ci sono 146 voti elettorali.
È possibile che vi sia assoluta parità nel Collegio Elettorale?
Sì, le simulazioni fatte quest’anno analizzando la mappa elettorale e i sondaggi, lasciano aperta l’ipotesi che entrambi i candidati si fermino a 269 voti elettorali.
Cosa succederebbe? Chi decide?
La parola passa alla Camera dei Rappresentanti. Tocca ai deputati scegliere il presidente e visto che la maggioranza è repubblicana in questo caso sono maggiori le chance di Romney. Il vicepresidente invece verrebbe scelto dal Senato, dove dominano i democratici. Paradossalmente in caso di parità Romney potrebbe essere presidente e Biden restare vicepresidente. Ma lo scenario è più da fantapolitica che reale.
Cos’è l’Election Day? Perché cade sempre di martedì?
L’«Election Day» è il giorno delle elezioni. Nel 1792 venne deciso che le elezioni dovevano tenersi a novembre per aver tempo di conteggiare i voti prima che il Congresso si insediasse a gennaio. Dal 1845 poi venne istituito per legge il voto il martedì dopo il primo lunedì di novembre. Gli americani quindi vanno alle urne ogni quattro anni in una data compresa fra il 2 e l’8 novembre. Il martedì è stato scelto poiché, essendo la domenica il giorno della Messa e della famiglia, il lunedì poteva essere utilizzato per il trasferimento nei seggi.
Quando s’insedia il presidente?
L’«Inaguration day» cade il 20 gennaio. A fissare la data è il 20°
Emendamento della Costituzione ratificato nel 1933. Fino ad allora dal
1798 i presidenti entravano invece in carica il 4 marzo. Nel giorno
dell'insediamento il presidente presta un giuramento nella mani del
giudice capo della Corte Suprema (attualmente John Roberts). Negli anni
sono sorte numerose prassi che hanno esteso l’insediamento da spartana
cerimonia a vera e propria giornata di sfilate, discorsi e danze. Dalla
presidenza di Martin Van Buren a quella di Jimmy Carter, la cerimonia
principale dell’Inauguration Day si tenne nel portico est del
Campidoglio. Dal 1981, con l’insediamento di Ronald Reagan, si è invece
svolta sul lato ovest. Gli insediamenti di William Howard Taft nel 1909 e
dello stesso Reagan nel 1985 si tennero all’interno del Campidoglio a
causa del freddo.
Quanto resta in carica il presidente?
Il presidente resta in carica per un mandato di
quattro anni, rinnovabile una sola volta. Dapprima quella di non cercare
un terzo mandato era una consuetudine cui si adeguarono sin dal
principio i primi presidenti. Dal 1951 invece con la ratifica del 22°
Emendamento il limite dei due mandati è diventato parte della
Costituzione. La scelta dei legislatori di fissare un tetto ai «term»
(mandati, appunto) fu la conseguenza dei quattro mandati consecutivi di
Franklin Delano Roosevelt. Gli ultimi presidenti a non essere rieletti
sono stati George W. H. Bush nel 1996 (battuto dal democratico Clinton) e
Jimmy Carter nel 1980 (sconfitto da Reagan). La Casa Bianca è sempre stata la residenza ufficiale del leader Usa?
Fu John Adams nel novembre del 1800 il primo a risiedere nell’edificio che sorge al 1600 di Pennsylvania Avenue.
Quanti sono stati finora i presidenti statunitensi?
Barack Obama è il numero 44. Tuttavia a guidare la nazione sono stati 43, poiché Grover Cleveland, eletto nel 1884, sconfitto nel 1888 e tornato alla Casa Bianca nel 1892, figura aver ricoperto due presidenze (la ventiduesima e la ventiquattresima).
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