Ecco dov'era ieri la vostra Prof
"La mafia teme più la scuola che la giustizia
perché l'istruzione
toglie l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa”
Antonino Caponnetto
Don Ciotti: "Non uccidiamoli una seconda volta".
In 150mila nel corteo di Libera contro le mafie
Due minuti di applausi quando dal palco allo stadio Franchi si ricorda che è anche l'anniversario della strage delle Brigate Rosse in via Fani. C'è il procuratore Gian Carlo Caselli, la vedova Caponnetto, i parenti delle vittime. Dal palco letti i 900 nomi
Il silenzio interrotto solo dalla voce che scandisce i nomi, uno per uno. E poi fiori di carta colorati, bandiere, striscioni. "Chi non lotta ha già perso", "Bisogna ricordare cos'è la bellezza, imparare a riconoscerla e a difenderla", "No alla camorra, sì alla vita libera". Un corteo composto e colorato, quello organizzato da Libera, centocinquantamla persone che hanno sfilato tra le strade di Firenze nella Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. In testa la dignità composta dei familiari delle 900 vittime di mafia, camorra e 'ndrangheta, seguiti da una lunga bandiera della pace e dai gonfaloni di decine di Comuni e Province di tutta Italia.C'è un momento in cui si fa ancora più silenzio, in mezzo a decine di migliaia di teste, a decine di migliaia di voci. E' quando dal palco allestito davanti allo stadio Franchi si ricorda che oggi è anche l'anniversario della strage di via Fani, quella che diede il via al rapimento di Aldo Moro, una strage firmata dalle Brigate Rosse. Parte un applauso lungo due minuti.
Dal palco Don Ciotti invita a non dimenticare, riceve l'ovazione dei centocinquantamila quando afferma che chi dice "che i magistrati sono peggio della mafia dovrebbe vergognarsi". Poi ricorda le vittime di tutti i grandi misteri dello Stato, dai morti per l'Eternit a quelli della strage di Viareggio, dalla Thyssen a Ustica. "La mafiosità può annidarsi dentro ognuno di noi, e dentro le coscienze addormentate o addomesticate.
E' una peste - dice Don Ciotti - chiamatela con questo nome".
tratto da repubblica
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